Gianfranco Maranto — INTERSPAZIO: LA DISTANZA MINIMA
L’intervento site-specific dell’artista Gianfranco Maranto per Recontemporary manifesta la volontà di interagire con il fruitore e dialogare con lo spazio espositivo, ridefinendolo e modificandolo. L’obiettivo è guidare lo sguardo dell’osservatore verso nuove visioni prospettiche, che superano il semplice dato sensibile per sconfinare in una dimensione altra, immateriale. Le motivazioni alla base della sua ricerca esprimono il desiderio di indagare ciò che ancora non si conosce e rendere visibile quello che l’occhio umano non è in grado, per sua natura, di percepire o distinguere. Attraverso la capacità visionaria dell’arte, diventa dunque possibile immaginare e rappresentare quei meccanismi e quelle forze fisiche che governano la struttura interna delle cose. Grazie all’utilizzo di Paint, uno dei primi programmi di grafica digitale diffusi presso il grande pubblico, Maranto ha disegnato semplici forme geometriche; più di tremila quadri che, montati in successione, con la tecnica del passo a uno (stop-motion), creano l’illusione del movimento e permettono di indurre, sul formato dello schermo, qualsiasi suggestione. La luce prende forma attraverso un ritmo visivo-spaziale e suggerisce una musicalità senza l’uso didascalico del suono, che ne comprometterebbe il senso, dando vita a un alfabeto non verbale, universale. Il silenzio assoluto, d’altronde, non appartiene alla vita, piuttosto al mondo astratto.
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